L’interpretazione della conta piastrinica rappresenta una delle attività quotidiane più frequenti in ematologia veterinaria, ma anche una delle più insidiose. Non è raro, infatti, che la rilevazione di una trombocitopenia nasconda in realtà una pseudotrombocitopenia. Questo fenomeno si verifica spesso nei piccoli animali, ed è legato alla formazione di aggregati piastrinici durante o subito dopo il prelievo, soprattutto quando il campione è stato difficoltoso o movimentato. Per questa ragione, ogni volta che emerge un valore piastrinico basso, è sempre indispensabile confermare il dato attraverso la lettura dello striscio ematico.
Quando lo striscio conferma che la piastrinopenia è reale, il passo successivo diventa comprenderne la causa. Le possibilità principali sono:
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Origine centrale, legata a un difetto di produzione midollare.
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Origine periferica, dovuta a un aumento del consumo o della distruzione delle piastrine.
Questa distinzione ha un impatto clinico immediato, orientando le indagini e le scelte terapeutiche fin dalle prime fasi.
Il ruolo dell’IPF nella valutazione clinica
In questo contesto diagnostico si inserisce l’IPF, la frazione di piastrine immature circolanti. Grazie a moderne tecniche di fluorescenza, che identificano il contenuto di RNA residuo all’interno delle piastrine, l’IPF consente di valutare l’attività rigenerativa del midollo emopoietico. Un valore elevato indica che il midollo sta producendo nuove piastrine in risposta a una perdita periferica; un valore basso suggerisce invece un problema primario di produzione.
L’IPF permette così di orientare il sospetto diagnostico già nella fase iniziale, selezionando con maggiore precisione eventuali esami successivi e limitando l’utilizzo di indagini più invasive o costose. In molti casi, la possibilità di distinguere tempestivamente tra una mancata produzione e una distruzione aumentata può ottimizzare tempi, risorse e approccio clinico, a diretto beneficio del paziente.
Lo studio in corso con l’Università di Camerino
Per rafforzare la validazione di questo parametro nella pratica veterinaria, abbiamo avviato uno studio in collaborazione con la Prof.ssa Alessandra Gavazza dell’Università di Camerino. L’obiettivo è confermare, sulla nostra casistica, il cut-off diagnostico già indicato in letteratura, contribuendo al crescente numero di studi che indagano il ruolo degli indici piastrinici rilevati in fluorescenza come strumenti innovativi per valutare la risposta midollare e la fisiopatologia piastrinica. Parallelamente, numerose ricerche scientifiche stanno ulteriormente approfondendo il potenziale di questi parametri per affinare la diagnosi in condizioni ematologiche complesse.
Cut-off diagnostico e applicazione clinica
Attualmente, il parametro IPF viene inserito automaticamente nell’emocromo solo nei pazienti nei quali la piastrinopenia sia stata confermata dallo striscio ematico. Per quanto riguarda il cane, i dati di riferimento sono i seguenti:
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Cut-off diagnostico: 6,9%.
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IPF inferiore al 6,9%, in presenza di piastrinopenia, indica assenza di rigenerazione piastrinica (deficit midollare di produzione).
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IPF superiore al 6,9% indica la presenza di piastrine immature (attiva risposta rigenerativa).
Pur trattandosi di un parametro che si inserisce all’interno di un esame di routine come l’emocromo, l’IPF fornisce un’informazione clinica preziosa, traducendo un dato laboratoristico in uno strumento concreto di supporto al ragionamento clinico.
Nel mese di giugno, il test IPF verrà eseguito gratuitamente su tutti i cani piastrinopenici confermati alla lettura dello striscio ematico, contribuendo così sia al supporto clinico dei colleghi, sia alla raccolta dati per la validazione definitiva del parametro.