I segni clinici di tossicità indotti dalla somministrazione di questo farmaco sono vaghi e aspecifici (es letargia, disoressia, sintomi gastrointestinali o neurologici, aritmie); tuttavia il sovradosaggio può essere letale e per questo è importante monitorarne la concentrazione plasmatica periodicamente, anche e soprattutto in corso di terapie a lungo termine. Il primo monitoraggio può essere fatto dopo 5-7 giorni dall’inizio del trattamento. Il prelievo deve essere effettuato 8 ore dopo la consueta assunzione.
La concentrazione plasmatica di digossina può aumentare (e quindi associarsi a tossicità) in corso di insufficienza renale (viene infatti eliminata per via renale), dimagrimento (sovradosaggio), somministrazione concomitante di farmaci quali amiodarone, verapamil, macrolidi, antimicotici azolici, ciclosporina. Il rischio di tossicità aumenta inoltre in caso di ipokalemia.
Non esiste un consenso unanime riguardo gli intervalli di riferimento: nei lavori più recenti alcuni Autori suggeriscono di mantenere la concentrazione tra 0,8 e 1.5 ng/ml, altri tra 0.8 e 1 ng/ml. Il risultato del dosaggio deve sempre essere interpretato in considerazione della risposta clinica del paziente e della eventuale presenza di segni di tossicità.
L’emivita della digossina è circa 73 ore; in caso di sospetta tossicità (comparsa di segni clinici o / e concentrazione plasmatica aumentate) deve essere sospesa per alcuni giorni, risomministrata a un dosaggio inferiore e monitorata di nuovo dopo 7 giorni.
Silvia Rossi, Dipl ECVCP, EBVS®, Consulente in Patologia Clinica CDVet