I protozoi del genere Cryptosporidium infettano numerosi animali, compresi gli animali domestici come cani e gatti. Il ciclo biologico inizia con l’ingestione delle oocisti di Cryptosporidium presenti nell’ambiente contaminato. Il ciclo vitale si compie all’interno dello strato dei microvilli delle cellule intestinali. Questi protozoi possono indurre diarrea negli animali, conseguente a malassorbimento intestinale, e squilibri elettrolitici dovuti alla perdita e/o accorciamento dei microvilli intestinali. La diagnosi di Cryptosporidium in ambulatorio è problematica perché all’esame microscopico le oocisti sono difficili da visualizzare, essendo molto piccole e diafane.
Sebbene siano stati descritti vari metodi diagnostici, la colorazione acido-resistente è quella più comunemente utilizzata per identificare Cryptosporidium, ma questa tecnica manca di specificità. È infatti difficile differenziare Cryptosporidium da altri microrganismi acido-resistenti di dimensioni simili.
Il test per Cryptosporidium nelle feci effettuato presso il nostro laboratorio è basato su una tecnica di immunofluorescenza diretta. Il reagente utilizzato contiene una miscela di anticorpi monoclonali (marcati con fluoresceina, FITC) diretti contro antigeni specifici della parete cellulare delle oocisti di Cryptosporidium. Sui vetrini, esaminati mediante microscopio a fluorescenza, la positività al Cryptosporidium è evidenziata dalla presenza di fluorescenza verde-mela e dalla tipica morfologia delle oocisti, ben visibili all’interno del preparato.
Il test di immunofluorescenza diretta è altamente sensibile e specifico, rendendolo uno strumento diagnostico fondamentale per la rilevazione di Cryptosporidium, soprattutto nei casi in cui altre metodologie potrebbero non fornire risultati affidabili.
Campione richiesto: inviare feci fresche o conservate a 4°C per un massimo di 2-3 giorni per l’analisi.
Camilla Paradisi, Responsabile settore Parassitologia