CPSE (ESTERASI CANINA PROSTATICA SPECIFICA)

Negli ultimi anni l’interesse verso le patologie prostatiche è aumentato in modo sempre più importante dato l’aumento della longevità dei nostri cani e il conseguente progressivo aumento del numero di cani anziani e la presenza di proprietari sempre più attenti e scrupolosi. Il controllo delle patologie prostatiche è fondamentale nel caso di soggetti riproduttori poiché qualsiasi alterazione dell’omeostasi prostatica può compromettere la capacità riproduttiva del cane maschio con ripercussioni zootecniche ed economiche molto importanti per gli allevatori.

La prostata è l’unica ghiandola sessuale accessoria anatomicamente significativa del cane maschio. La secrezione prostatica costituisce quantitativamente e qualitativamente la principale porzione del plasma seminale ed è determinante ai fini della fecondazione. Ha infatti il compito di trasportare proteggere e nutrire gli spermatozoi nel tratto genitale femminile fino al concepimento.

Tra tutte le patologie prostatiche la più frequente è rappresentata dall’Iperplasia Prostatica Benigna che può interessare circa 80% dei maschi interi con età > 5 anni e più del 95% con un’età > 9 anni(Niżański et al. 2020).

Numerosi studi dimostrano che nell’80% dei soggetti l’IBP ha la sua iniziale insorgenza in un’età pari al 40% dell’aspettativa media di vita del cane. Una così elevata incidenza sembra definire la IPB, più che una patologia, un processo evolutivo legato all’invecchiamento: IPB è una condizione parafisiologica del cane anziano, spontanea e correlata all’età dell’animale, caratterizzata inizialmente da un naturale aumento non-infiammatorio e delle dimensioni della ghiandola dovuta ad una marcata proliferazione delle cellule epiteliali (iperplasia) e un aumento in volume delle cellule stesse (ipertrofia).

Le prime alterazioni iperplastiche sono anatomicamente ed istologicamente indistinguibili da una prostata normale (Palmieri et al. 2022). Nella maggior parte dei casi l’IPB decorre in maniera del tutto asintomatica, almeno nelle prime fasi, per determinare nelle fasi avanzate una importante riduzione della qualità di vita del cane. In un recente studio epidemiologico, che ha analizzato in modo retrospettivo le valutazioni ecografiche di routine (1.003 cani), indipendentemente dal motivo del consulto veterinario, il 47,5% dei cani ha mostrato almeno un reperto prostatico anormale (Mantziaras et al. 2017). La possibilità di diagnosticarli grazie alla disponibilità di nuovi strumenti, consente l’identificazione di un numero sempre crescente di casi (Alonge et al. 2018).

Canine Prostatic Specific Esterase

L’Esterasi Prostatica Specifica del Cane è considerata un marker tessuto specifico in quanto prodotta solo dalle cellule epiteliali prostatiche.È la proteina più abbondante nel plasma seminale (ca. 90%) ed esercita i suoi effetti fisiologici sugli spermatozoi modulandone la funzione (capacitazione e fecondazione) (Schafer-Somi et al. 2016). In condizioni fisiologiche la CPSE viene secreta nel lume dei dotti prostatici e rimane principalmente all’interno nella ghiandola prostatica (Dearakhshandeh et al. 2020), quando invece la prostata è alterata, le proteine ​​di origine prostatica come la CPSE vengono rilasciate nel circolo ematico (Gobello et al., 2002).

Recenti studi dimostrano che la CPSE sierica rappresenta il principale biomarker (valido e specifico) per la diagnosi dei disturbi prostatici nel cane. La sua concentrazione è più elevata nel siero di cani affetti da diverse alterazioni prostatiche (IPB, prostatite batterica) (Beining et al. 2020).

Può essere utilizzato nella pratica quotidiana:

– indicatore specifico per la diagnosi precoce di patologie prostatiche (screening precoce)
(Levy et al. 2017, Mantziaras et al. 2017),
– follow-up: valutare la risposta del soggetto alla terapia impostata (Sagols & Navarro, 2014).
Il valore soglia di CPSE che consente di discriminare tra cani sani e cani con IBP (inizialmente 70
ng/ml) è stato recentemente ridotto a 50 ng/ml (Alonge et al. 2018).

Gianluca Martini, Consulente CDVet in Fisiologia della Riproduzione