SDMA è un marker di funzionalità renale e aumenta in caso di diminuzione della GFR; mentre la creatinina aumenta quando la massa funzionante renale è ridotta del 70%, SDMA aumenta a fronte di una riduzione del 40%, quindi più precocemente. Inoltre a differenza della creatinina, non risente delle variazioni della massa muscolare. Tuttavia come molti altri analiti ha una propria variabilità biologica e analitica che comportano possibili fluttuazioni del test nel tempo. Per questa ragione è importante valutare un trend di determinazioni ripetute nel tempo invece che un singolo test, soprattutto quando il primo valore si trova vicino al cut-off di normalità.
SDMA può essere utilizzata per individuare un danno renale iniziale, quando la creatinina è ancora normale; un lieve aumento di SDMA (15-19 mcg/dL) deve essere monitorato in prelievi successivi poiché lievi aumenti possono rientrare o peggiorare; SDMA lievemente aumentata rientra negli intervalli di normalità in un prelievo successivo in circa il 40-50% dei pazienti. Un aumento persistente (su più prelievi) anche se lieve (15-19 mcg/dL) di SDMA suggerisce che nei successivi 2 anni il rischio di sviluppare insufficienza renale e iperazotemia è del 50-60%.
Un aumento anche lieve persistente deve quindi portare ad ulteriori approfondimenti diagnostici per la valutazione complessiva della funzione renale, che comprende creatinina , urea, elettroliti, fosforo e calcio sierici, esame delle urine completo, rapporto proteine – creatinina urinarie, esame emocromocitometrico e risultati di imaging rilevanti.
Cani di razza Greyhounds e gatti Birmani hanno concentrazioni di SDMA superiori a quelle della popolazione generale.
SDMA può essere aumentata in pazienti oncologici non iperazotemici, in particolare affetti da linfoma (sia cani che gatti); il meccanismo patogenetico non è del tutto chiaro.
In caso di aumento della creatinina la misurazione di SDMA non offre alcun vantaggio.
Silvia Rossi, Dipl ECVCP, EBVS®, Consulente in Patologia Clinica CDVet